domenica 24 gennaio 2010

Birra senza glutine

Ultimamente mi è capitato spesso di veder esposta in alcuni locali la lavagnetta che recita “qui birra senza glutine”. Allora ho deciso di documentarmi ed ho addirittura scoperto che esiste in Inghilterra, precisamente a Chesterfield, cittadina di circa 70000 abitanti della contea di Derbyshire, un vero e proprio festival delle birre senza glutine, la cui unica edizione si è svolta finora a febbraio 2006.
Sarà scontato per molti, ma voglio ricordare che il glutine altro non è che un complesso proteico che si forma in gran parte dei prodotti a base di avena, frumento, farro, kamut, orzo, segale, spelta e triticale (http://www.celiachia.it/dieta/alimentazione/cereali_vietati.aspx), e quindi anche nella birra), e che è fonte di intolleranza per un gran numero di persone (potenzialmente 400000 in Italia secondo stime AIA, anche se i diagnosticati sono finora molto di meno- (http://www.celiachia.it/aic/celiachia/cosae_celiachia.aspx).
Come si apprende dal sito dell’AIA (Associazione Italiana Celiachia) è stato sviluppato dall’Unità di ricerca sul glutine del Consiglio Superiore di Ricerca Scientifica spagnola (www.csic.es) un metodi di analisi per la ricerca del glutine anche in prodotti ove esso risulta in forma idrolizzata.
Ma quante e quali sono le birre senza glutine disponibili nel mondo? A quanto pare non ve ne sono molte e risulta anche difficile reperirle, ma un elenco lo possiamo trovare proprio sul sito del Festival della birra senza glutine (http://www.glutenfreebeerfestival.com/), alla voce Available Beers.
È importante considerare la normativa che disciplina in Italia il settore dei prodotti alimentari senza glutine. L’insieme di norme che richiamano i prodotti senza glutine può essere sintetizzata nel D.lgs.111/92 e nel Regolamento CE 41/2009. Di recente inoltre, una Circolare del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ha inteso chiarire alcuni aspetti relativi all’applicazione dei criteri di composizione ed etichettatura di alcune categorie di prodotti destinati ad una alimentazione particolare, tra le quali rientrano anche i prodotti senza glutine.
Va ricordato che il limite analitico legalmente riconosciuto per poter definire un prodotto “senza glutine” è di 20 ppm (max 20 mg/kg) mentre per prodotti con un tenore residuo di glutine non superiore a 100 mg/kg (100 ppm) va utilizzata la definizione “con contenuto di glutine molto basso”. Inoltre la produzione ed il confezionamento di prodotti senza glutine devono essere effettuati in stabilimenti autorizzati dal Ministero della Salute (art.10 D.lgs.111/92)ed i prodotti sono soggetti a “notifica di etichetta” (art.7 D.lgs.111/92).
Attualmente sono diverse le birre artigianali ed industriali che possono essere reperite in commercio, tra le quali ricordiamo l’artigianale italiana RitzTrèsor (http://www.glut3.com/birra_celiaci.html), la Schnitzer Bräu (http://www.schnitzerbraeu.de/glutenfreies-bier/pages/brauerei), la Bi-Aglut (http://www.biaglut.it/ITA/Prodotti/Birra/default.htm), la Estrella (http://www.estrelladamm.es/idiomas/idiomas.asp)

giovedì 21 gennaio 2010

Mangiare lentamente per perdere peso

Ieri sera nel TG1 delle ore 20 vi è stato un servizio particolare (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-7e38c35c-f28d-40db-8f0d-b11fb8dc3f4f.html) nel quale si presentava un apparecchio di costruzione svedese, di forma circolare, che abbina le funzioni di cronometro a quello di una bilancia da sistemare sotto il piatto a tavola, e che in funzione del peso di cibo nel piatto e della velocità con la quale si consuma, sarebbe in grado di suggerirci se stiamo mangiando troppo velocemente invitandoci a moderare la velocità. Tale prodotto, girando per la rete, ho scoperto essere stato già trattato sul blog del settimanale Panorama (http://blog.panorama.it/hitechescienza/2010/01/19/un-cronometro-nel-piatto-aiuta-a-perdere-peso). Al Tg 1 il Medico nutrizionista Pietro Migliaccio confermava come mangiare lentamente, oltre ad assicurarci la possibilità di gustare meglio i cibi, ci preserva dal rischio di riflussi gastroesofagei. Ed il principio del mangiare lentamente mi è balzato agli occhi proprio nelle scorse serate leggendo il best seller di Micheal Pollan "In difesa del cibo", nel quale a pagina 66 l'autore, descrivendo una serie di pratiche adottate nella clinica del Dr. Kellogg nel Michigan, nella quale i pazienti si sottoponevano a trattamenti apparentemente benefici e disintossicanti, ricorda che ad ogni pasto vigeva l'obbligo di masticare ogni boccone un centinaio di volte (una masticazione prolungata ridurrebbe l'apporto proteico). Insomma, pur sembrando una consuetudine diffusa (per fame o per fretta) in verità non è mai stato un mio problema quello di mangiare velocemente, anzi spesso mi è stato rimproverato il contrario, ma evidentemente i fatti provano che non faccio così male a conservare questa abitudine...

domenica 17 gennaio 2010

Una dieta originale per il pollo

Non sapevo esistesse questo nuovo modello di allevamento dei polli, ma stamattina a Melaverde nota trasmissione che si occupa di alimentazione ed agricoltura (http://www.tv.mediaset.it/rete4/mela_verde/), ho appreso del pollo allevato a latte e miele. Si tratta di una forma sperimentale di allevamento a terra, che consiste nel somministrare (soltanto nell’ultimo mese di vita degli animali) latte e miele insieme agli altri ingredienti della razione, tipicamente cereali e crusca. Ne deriverebbe, a detta di esperti che hanno testato le proprietà delle carni ottenute, un pollo dal sapore caratteristico, con carni tenere e succose.
Il modello di allevamento è protetto da un brevetto, depositato nell’ottobre 2007 e sono quattro le aziende agricole che hanno aderito al progetto, come si può leggere sul sito della camera di commercio di Padova (http://www.pd.camcom.it/dev_cciaa/Web.nsf/webPromo/pollo_latte_miele).
Insomma una forma di impiego originale e apparentemente efficiente del binomio latte e miele, alternativamente al classico utilizzo come antidoto al raffreddore.